“Extraordinary Men” è il primo album di Francesco Luz, musicista romano classe ’82 che, dopo 18 anni di concerti tra Italia, Australia e Grecia, debutta con il suo progetto solista.
Ascolta l’album su SPOTIFY
L’album, uscito il 1 novembre 2019, comprende 8 brani composti in collaborazione con Luigi Abramo (giornalista, scrittore, poeta e musicista) e Matteo Palladini, produttore e chitarrista del gruppo progressive “Heartache”.
“Extraordinary Men” è un album eterogeneo che tocca diversi generi musicali, dall’hard rock al blues, fino alle ballate acustiche dal sapore pop. Una raccolta “multicolore” di cui Francesco descrive le sfumature: il giallo acceso delle giornate sorprendenti, il grigio di certi pomeriggi lunghissimi, il blu delle notti insonni e non necessariamente faticose, il bianco sparato dei regali dell’esistenza, il verde spensierato della leggerezza salvavita.
“Il rock (nel suo significato più ampio), mi ha insegnato un modo di guardare la realtà,quella fuori quanto quella dentro di me, ed anche un alfabeto per poterla condividere, per comunicare quello che si annida nel profondo; se non a tutti, quantomeno alla propria tribù”, dice Francesco a proposito del nuovo lavoro.
L’album è lanciato dal singolo “Plastic Guru”, il cui videoclip è stato Vincitore del Best Music Video Award ai New York Film Awards (settembre 2019).
Il video di Plastic Guru ironizza sulla dipendenza da smartphone e mette al bando influencer dalla dubbia utilità.
CHI È FRANCESCO LUZ?
Francesco Luz è un musicista romano classe ’82. Dopo 18 anni di concerti tra Italia, Grecia e Australia, decide di lanciare il suo progetto di inediti.
“Extraordinary Men”, in uscita il 1 novembre 2019, è il suo album d’esordio.
Francesco presenta così le canzoni del nuovo album:
“Se avessi scritto queste canzoni dieci anni fa, a farla da padrone sarebbe stato lo scoppiettante entusiasmo del “rocker”, inconsapevole quanto banale, a scapito del ritratto del giovane uomo. Questo non solo perché, naturalmente, sarebbe stato un prodotto diverso, ma perché due lustri (e forse quelli in questione più di altri) e gli avvenimenti, le persone e le lezioni che portano in dote possono cambiarci profondamente.
E per chi ha avuto la fortuna di imparare ad ascoltare, a cogliere i segni, a rialzarsi un po’ più forte dopo le inevitabili cadute, spesso – spero sia il mio caso – a migliorarci.
Di certo una cosa, importantissima, è rimasta di quel tempo: la passione. Con i suoi suggerimenti, il suo supporto e, sì, anche la sua ostinazione. Per il resto, in questo intervallo il rock (nel suo significato più ampio), mi ha insegnato un modo di guardare la realtà, quella fuori quanto quella dentro di me, ed anche un alfabeto per poterla condividere, per comunicare quello che si annida nel profondo; se non a tutti, quantomeno alla propria tribù.
Per questo, proprio come ogni realtà, questa raccolta di brani è eterogenea, e passa per ogni colore: il giallo acceso delle giornate sorprendenti, il grigio di certi pomeriggi lunghissimi, il blu delle notti insonni e non necessariamente faticose, il bianco sparato dei regali dell’esistenza, il verde spensierato della leggerezza salvavita. Perchè, proprio come cantavano i Byrds citando il libro più letto di ogni tempo, “c’è una stagione per ogni cosa”.