E’ uscito il 26 gennaio 2021 Missing, il singolo di debutto del progetto di METCALFA, qui il nostro articolo.
Ecco l’inizio di un nuovo progetto, primo esponente della hybrid music, primo assaggio di un EP d’esordio di prossima uscita dal titolo SIOLENCE (un incontro tra “silence” e “violence”).
Elettronica ed influenze jazz si fondono in atipiche soluzioni timbriche e ritmiche. Lasciatevi trasportare nel mondo di METCALFA.
Ecco cosa ci ha raccontato.
1. Chi è Metcalfa quando non suona? E quando sei diventato Metcalfa?
Quando non suono sono solo Metello. Batterista, in parte pianista. Sto costruendo parte della mia carriera musicale tramite lo studio del jazz ed ho la fortuna di stare a contatto con tanti professionisti del settore.
Sono diventato METCALFA quando ho scoperto la mia passione per l’elettronica e quando ho capito il mio obiettivo: creare una commistione organica a livello strutturale tra elettronica e jazz. Su alcune cose sto ancora aggiustando il tiro, ma l’idea è chiara.
2. Da dove arrivano le influenze jazz del progetto di Metcalfa?
Principalmente dai miei ascolti. A me piace molto il jazz moderno proveniente dalla scena londinese, come Alfa Mist, Yussef Dayes e Kamaal Williams, per citarne alcuni.
Inoltre uno dei miei batteristi preferiti è Zach Danziger; noto per il suo set ibrido acustico-elettronico oltre che per aver suonate con musicisti del calibro di Michel Camilo.
Infine due dei miei eroi sono Brian Blade e Antonio Sanchez, entrambi con un approccio estremamente personale, moderno ed organico allo strumento.
3. In che modo Missing è il modo migliore per entrare nel tuo mondo?
Bè, principalmente perché è un brano che raccoglie molto di ciò che sento di essere. È un po’ come se nel suo piccolo fosse una sorta di best of, ecco.
A livello sonoro e ritmico è, a mio avviso, uno dei brani più interessanti nonché uno di quelli che mi diverto di più a suonare. È una bella panoramica, diciamo.
4. Come nasce un brano di Metcalfa?
Eh, piacerebbe saperlo anche a me! Diciamo che ci sono tre possibili strade: la prima è la melodia. Se ho in testa un tema (anche breve) che mi piace cerco di dargli una forma; un inizio, uno sviluppo e una fine.
La seconda possibilità è che il brano venga da una progressione di accordi e in questo caso comincio dal lato strutturale della questione. La terza strada chiaramente viene dal mio strumento, dalla batteria. Quindi parto da un groove, un beat, una clave e da lì comincio a costruire.
5. Prossimi step?
Sicuramente uno degli obiettivi più a breve termine è la release del mio EP, in cui ho potuto ospitare anche altri musicisti.
Mentre, quando potremo tornare a suonare live, la mia volontà è quella di coinvolgere i miei colleghi in carne ed ossa, cambiare in parte le strutture dei brani in modo da lasciare spazio all’improvvisazione e poter condividere con più esseri umani possibile il mio progetto personale.