Letteralmente “perso nel bianco”, Lostinwhite è simbolicamente riferito al fondatore del gruppo, Vittorio Bianchi, da sempre perso nel mondo soul, jazz-funk, acid jazz, R&B. La sua caratteristica chioma bianca e la manifesta espressione lusingata dalle sonorità black lo accompagnano costantemente sul palco.
Lostinwhite è un concetto musicale, una sperimentazione costante realizzata da un gruppo di musicisti eccezionalmente preparati, predisposti alla continua ricerca di nuove sonorità.
L’ingegnere del suono Arki Buelli alla batteria, con Roberto Gherlone al basso, Andrea Fazzi alle chitarre e Angelo Peli al sax trovano quella magia sonora fortemente voluta da Vittorio. Completa la formazione Sofia Anessi, come vocal leader.
Anticipato dal brano “Do It”, il nuovo singolo dei Lostinwhite, dal titolo “THE WEEK” (Irma Records), sarà disponibile in digitale dal 13 novembre e in radio dal 20 novembre.

Ecco cosa ci ha raccontato Vittorio, leader del progetto.
1. Ciao a entrambi. Come nasce il nome dei Lost In White?
Il nome Lostinwhite deriva dal cognome del fondatore (Vittorio Bianchi) e dal colore dei suoi capelli, ahimé bianchi sin dalla giovane età. Per ironia e contrasto i Lostinwhite si dedicano alla musica black…
2. Di cosa parla The Week?
The Week parla di una settimana particolare, in cui Vittorio, autore del testo e della musica, ha abbandonato un periodo difficile della sua vita, lasciando perdere le paure, aprendosi ala leggerezza e al presente. Lo spunto del testo proviene da una frase di Paolo Cohelo, secondo cui una settimana è un tempo sufficiente per decidere della propria vita.
3. Perchè, secondo voi, nessun progetto mainstream in Italia è un progetto con testi in inglese?
Il motivo è essenzialmente commerciale. Nessuna major metterebbe in concorrenza un prodotto italiano con quelli dei grandi nomi anglosassoni.
4. Vi viene in mente qualche esempio che possa smentire quest’affermazione?
Beh, Elisa ha proposto dei bellissimi brani in inglese, come Dancing, per esempio. Ma anche elisa fa parte del mondo indipendente, alla fine.
5. Come avete iniziato a fare musica?
Sofia ha iniziato a cantare da giovanissima e, una volta scoperti il talento e la passione, ha studiato davvero tanto e continua a farlo. Io, Vittorio, ho avuto la fortuna di trovarmi in casa il pianoforte della bisnonna quando ero piccolo, ho iniziato a giocarci ed è stato subito amore.
6. Come stato passando questo strano periodo di transizione? E, se effettivamente può aver insegnato qualcosa, cosa può aver insegnato la pandemia agli artisti e agli addetti al settore dello spettacolo?
Per dimenticare la sofferenza del lockdown stiamo lavorando alla scrittura di un nuovo album per il 2022, sullo slancio della nostra entrata in IRMA Records. Scrivere e produrre in questa situazione è un po’ più farraginoso, ma noi non molliamo l’osso. La pandemia ci ha fatto capire quanto sia prezioso l’amore per la musica, ma al tempo stesso ci ha dato modo di avere la prova di non essere considerati, come musicisti, dei lavoratori in senso proprio. Non tutti hanno avuto degli aiuti, ma quello che colpisce di più è l’idea di non produrre nulla di essenziale, secondo i parametri della società. Certo, se essenziale è solo mangiare e dormire…siamo d’accordo.
7. A chi dice che il jazz è solo musica da vecchi, cosa rispondiamo?
Questa affermazione deriva dal pregiudizio e non ha fondamenti nella realtà. Il jazz è suonato e ascoltato da milioni di giovani in tutto il mondo e continua a evolversi come è nella sua natura. Basti pensare al successo di Jacob Collier o alle infinite contaminazioni del jazz con la musica pop (come nel caso dei Lostinwhite).
8. Quando potremo ascoltare un vostro nuovo disco?
Entro marzo 2021 uscirà per IRMA Records il nostro nuovo album “UNSTABLE”. Non vediamo l’ora, ma come già detto, stiamo già lavorando ad un nuovo album per il 2022.