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IRENE GHIOTTO: Fuori “SUPERFLUO” il nuovo album di inediti uscito venerdì 25 ottobre

30 Ottobre 2019
inConsigliato, Inediti, News Italia
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IRENE GHIOTTO: Fuori “SUPERFLUO” il nuovo album di inediti uscito venerdì 25 ottobre
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“SUPERFLUO” è il titolo del nuovo disco di inediti di IRENE GHIOTTO, in uscita il 25 ottobre per Granita Records / distr. Artist First.

Secondo album dell’artista vicentina, vincitrice di AreaSanremo nel Dicembre 2012 e in gara alla 63ª edizione del Festival di Sanremo nel 2013 nella categoria ‘Nuove proposte’ con il brano “Baciami?” e vincitrice del Premio Bianca D’Aponte nel 2015. “SuperFluo”, interamente scritto da Irene (testi e musiche), è stato prodotto con la collaborazione di Carlo Carcano.

Registrato a ‘Sotto il mare recording studio’ da Max Trisotto, il disco, pubblicato da Granita Records, contiene dieci tracce ridotte, esplosive, asimmetriche, barocche, trasversali. Dense. È un inno alla sublimazione del paganesimo digitale dentro alle trame del sacro fuoco analogico. È un grido che scava le profondità dell’essere musicista donna, oggi.

L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo e video “Assurdità”, seguito dal secondo estratto “Preghiera per tutti“.

GUIDA ALL’ASCOLTO DEL DISCO “SUPERFLUO”

SuperFluo è un disco marmoreo: sedimentato, cristallizzato.  Autoritario come un blocco di materia grezza, trasparente e morbido come una statua lavorata. Pieno di venature, capillari e percorsi. Concepito per manifestare un’attitudine, essendone manifesto, e per trasfigurare una festa di colori e grazia, nell’amplesso collettivo di un’umanità che suda. Di un’umidità che suona.

SuperFluo è una reazione chimica alle pose di plastica dei dischi che vivono del solo ossigeno della produzione in plastilina. Sorretto da una vocazione punk in fotosintesi clorofilliana, che lo percuote e lo sigilla, SuperFluo attua una trasfigurazione barocca dell’immaginario della cantautrice, attraverso un carnevale di gingilli, suoni percussivi, colori inattesi, sgambetti ritmici. È una festa prog, che nasconde ma al contempo svela il femminile, col suo universo di contraddizioni, intenzioni, proiezioni. Un disco avulso dalle mode, ma che galleggia sereno nelle onde della modernità, ruspante, deciso, trasfigurato.

SuperFluo è superfluo, ovvero necessario come il respiro, indispensabile come la letteratura, essenziale più dell’amore. SuperFluo è eccezionalmente fluorescente: ha uno sguardo che si fa guardare e si sottolinea da solo, evidenziando le proprie imprecisioni e asimmetrie.

SUPERFLUO – TRACK LIST

01_IL GIRO DI ME STESSA

02_ASSURDITÀ

03_CENTO

04_PREGHIERA PER TUTTI

05_GLI INGEGNERI DELLE ANIME UMANE

06_SOTTO A CHI MI TOCCA

07_AMARSI E FARE FIASCO

08_È UNA CANZONE TRISTE

09_PICCOLA APOCALISSE

10_LE COSE

Label: GRANITA RECORDS

Booking: MAGICBEAN

Distribuzione: ARTIST FIRST

Ufficio Stampa e Promozione: BIG TIME

GUIDA ALL’ASCOLTO DI “SUPERFLUO” TRACCIA PER TRACCIA

01_IL GIRO DI ME STESSA

Quando compi un giro intero, anche restando fermo sul posto, non torni mai dov’eri prima. La partenza coincide con l’arrivo e l’arrivo è sempre partenza. La rotazione perturba la vista e l’immagine si camuffa. Gli oggetti perdono i contorni e sembrano trascinarsi gli uni dentro altri altri, come una scia di colori mischiati dentro. L’astratto soverchia la geometria e solo chiudendo gli occhi ci si riposiziona nell’equilibrio del buio. Fissare il buio e godersi la rotazione. Distorcere e manipolare la propria stabilità, sciogliendo la rigidità, fissando con morbidezza il controllo, misurando le proporzioni. Moderando asimmetrie e simmetrie, per distruggere e ricominciare.

‘Il giro di me stessa’ manifesta come si sta dentro se stessi. Si comincia e si finisce dentro se stessi ma mai gli stessi.

Il brano d’apertura di Superfluo è granitico, esplosivo, denso. Gridato nelle enormità di un luogo cavo, desolato. Asciutto nella rappresentazione della figura femminile, umido nella trasfigurazione della rotazione. Ingranaggi ben oliati di un manifesto d’autrice. Donna che scrive, donna che pensa, donna che matura, donna che compie.

02_ASSURDITÀ

L’assurdo è contraddittorio, sconveniente. Incomprensibile e irragionevole. È però fonte di stupore e mezzo di espressione dell’illogico. L’istinto rimpalla alla maleducazione musicale un carnevale di astuzie e colori accessi. Una vocazione a un digitale datato, che tenta di emulare il suono acustico e nel non riuscirsi genera uno stile personale, di giocattolo parlante. La potenza di una fanfara di ottoni e percussioni, nella processione verso la definizione di un super fluido viscoso e gommoso. Un ritmo che non si può non ballare, senza un sentimento di oscena e liberatoria compulsione. Dedicato ai permalosi, alla loro amorevole e futile suscettibilità.

03_CENTO

Verso l’alto: nell’aperto cielo. Verso il basso: nel conchiuso rifugio. Cento è casa. È il ritratto di un uomo dolce, che si stacca dal ramo e plana a terra, lieve. È l’abbraccio di chi gli vuole bene, sono le parole di chi scrive, è la voce di chi canta. Una sinfonia distopica che apre finestre di serenità su burroni di rischio, in completo slancio di fiducia. La dolcezza è sentimento popolare e, però, non semplice. Complicato. Amare gli essere umani è complicato. Facilissimo innamorarsene, tortuosa la strada del tempo che scava, che cambia, che genera nodi. Siamo un bersaglio del tempo e la freccia dell’amore è importante scagliarla nell’infinita spuma delle onde, verso la migrazione dell’anima in volo.

04_PREGHIERA PER TUTTI

Una litania che invoca il Padre Nostro, che siamo noi. Diversi da tutti, uguali a tutti. Vediamo gli altri, come abbiamo paura di essere visti e ci vedono, come non vorrebbero essere visti. Gli altri, noi. Specchio della massa di umanità che si affanna, nella ricerca di un contatto senza mani, di un dialogo senza voce, un amplesso senza scambio di liquidi. Vita da poser, vita in vetrina. L’allucinazione di una condivisione senza contenuto. Padre Nostro, condannaci e redimici. Dacci la forza di essere gli altri. Dacci il coraggio di essere diversi e sentirci uguali.

Un brano battente, in movimento, sorprendentemente abile a condurre. Locomotiva senza merce di scambio. Palleggio senza passaggio. Canestro senza cestino. Burattino senza fili.

05_GLI INGEGNERI DELLE ANIME UMANE

Lettera aperta a un tu che sono io. L’io che siamo tutti. Un incitamento ad ascoltare dentro e a prendere coscienza di essere, a volte attori di un movimento, altre spettatori di cambiamento. Un lasciarsi andare a gesti lenti, finalmente rilassati, che anticipano lo slancio, la rincorsa. Gli ingegneri delle anime umane è la definizione che veniva data, degli artisti, dal regime sovietico. Ed è di una bruttezza imbarazzante ma anche estremamente significativa. Tutto ciò che è nazista, schiaccia; tutto ciò che è populista, appiattisce. E l’artista, nel combinare assieme elementi in antitesi e nell’estremo saluto a una vita equilibrata, compie un gesto ingegneristico, ovvero costruisce, si industria, in un meccanismo di forze interagenti, multiple, sovrapposte, finendo però sempre per colpire se stesso, attraverso l’anima collettiva.

06_SOTTO A CHI MI TOCCA

Come la canzone d’autore vede le donne è diverso da come si rappresentano le donne nella canzone d’autrice. Di inni al femminismo ne è pieno il mondo, eppure sembra non bastare. Fino a che la categoria del femminile non smetterà di essere una categoria, sarà necessario convivere con la categoria. Utilizzarla per parlare con la voce viscerale e uterina del femminile, nella sua gioia sessuale, col suo temperamento costruttivo, forte della propria coscienza critica. 

È una donna che parla a un uomo. Senza retorica, con tutta la forza di un grido.

È un brano suonato duro. Picchiato forte. Premuto stretto.

07_AMARSI E FARE FIASCO

La dolce ubriacatura di un fallimento. Un loop di fumi alcolici. L’ondeggiare incerto di un addio. La malinconia di un abbandono. L’intimità di un assolo di bellezza affranta. Cantato con trascuratezza ma senza sciatteria. Doppio, singolo, doppio, singolo: ogni colpo scandisce l’andamento di chi è sorretto dalle ali della liberazione, gonfiate dalla sopravvivenza, mosse dal desiderio. Volare altrove, assieme. Cantando.

08_È UNA CANZONE TRISTE

Rimangono tre strumenti ad accompagnare l’andatura. Una fotografia di musicisti che suonano assieme, coordinati, riempendo, ma senza ansia, ognuno il proprio spazio. In un tempo dove tutto percorre un ciclo breve, la canzone si degrada senza troppi dispiaceri ed è pronta a farsi riascoltare. Le piace essere corta. Le piace quando il tempo vola.

Per imparare a nuotare o ci si fida del proprio peso galleggiante, mettendo in conto di poter annegare, o si annega davvero.

09_PICCOLA APOCALISSE

Innanzitutto,  È (esiste, persiste, non molla) la confusione dell’insonnia: quando i pensieri si rincorrono e non c’è modo di calmare il flusso di coscienza. Tutto sembra sfuggire, per voler ritornare nel giusto cassetto della memoria, ma qualche idea si sottrae ai percorsi già percorsi e decide di inventarsi un nuovo balletto. La mente si trova bloccata in un vicolo cieco: per dormire ci vuole un cullarsi dolce, ma se al suo posto si innesca un turbinio di galassie, allora calmarsi è impossibile e non si può che soccombe a uno stato d’animo inferocito, rabbioso. Lentamente, il ticchettio del tempo funge da massaggio rilassante e i muscoli si distendono: la musica diminuisce il suo battito e gli strumenti si fanno rotondi, senza spigoli. Si ripensa alla propria vita, ringraziandola. Addormentandosi piano.

10_LE COSE

Scendere calmi verso le profondità. Ridurre i rumori, trovare un nucleo di senso. Semplificare i concetti, arrivare al punto da cui si era partiti. Il giro di se stessi, compiuto. Tornare al punto di partenza, ma diversi.  La verità è che le cose rappresentano, migliorandola, la qualità imperfetta del reale. Le cose, col proprio peso, colorano, vivificano ciò che la trasfigurazione rende trasparente, cieco. Il flusso della vita che cambia. Riposa. Resta. Abbandona.

Un saluto accalorato di un’orchestra emotiva, nel barocco accomiatarsi di un concerto che ci si conquista, ascoltando(si), tutta l’attenzione e l’emozione dell’essere vivi. Ora.

SUPERFLUO – CREDITI

Registrato da Max Trisotto presso ‘Sotto il mare’ di Luca Tacconi

Masterizzato da Andrea de Bernardi presso Eleven Mastering

Prodotto e arrangiato da Irene Ghiotto e Carlo Carcano

Orchestrazione e direzione Carlo Carcano

Brani scritti da Irene Ghiotto (testo e musica)

Irene Ghiotto: voce, pianoforte, tastiere, organi, suonini e colori, percussioni

Daniele Asnicar: chitarra elettrica e classica

Davide Angelini: batteria

Trombone: Filippo Vignato

Corno: Mirko Cisilino

Trombone basso: Fabio de Cataldo e Matteo Morrassut

Copertina, concept e realizzazione: Irene Ghiotto e Riccardo Fochesato

Foto shooting: Riccardo Fochesato

Tags: Artist FirstBIG TIMEIRENE GHIOTTOItalia RockMagicBean
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