A settembre, quando scrissi questa canzone, mi capitò di leggere un post sponsorizzato su Instagram dove una persona sulla sedia a rotelle diceva: “noi non siamo le nostre difficoltà”. La cosa mi fece riflettere: ciò che stavo diventando in realtà dipendeva in gran parte dalla problematica che la vita mi aveva messo di fronte.
Quasi sette anni fa un rinomato chirurgo di una clinica privata di Roma Nord, ora primario al Policlinico, decise di operarmi all’articolazione della mandibola per un blocco articolare. Da quel giorno sono seguite altre due operazioni per cercare di arginare i dolori che quell’intervento stava causando in me. Soffro di dolore cronico da quel momento: spasmi cronici ai muscoli del viso, dolore bruciante sull’articolazione e sensazioni trafiggenti dentro l’orecchio.
Sono sotto terapia del dolore da altrettanti anni e i farmaci giornalieri che prendo riescono ad aiutarmi nella gestione del dolore senza però riuscire a lenirlo del tutto. Ho giornate in cui vorrei mettere fine alla mia vita, abusando dell’antidolorifico di emergenza che sta sul mio comodino.
È buffo quanto una persona che soffre riesca a vedere la magia dell’esistenza. A volte mi commuovo di fronte alla bellezza della natura, alla naturalezza di un sorriso, a una carezza in grado di dare amore. Da questa consapevolezza traggo forza e lotto ogni giorno per uscire dal tunnel nero di dolore in cui l’arroganza e l’incompetenza di alcune persone mi hanno cacciato. Il dolore che in questi anni ho provato ha scavato dentro di me, insinuando dubbi sulla mia capacità di amare qualcuno.
È come se il mio corpo fosse lentamente diventato un guscio vuoto che lottava a fatica per la sopravvivenza. Dopo un periodo turbolento a livello emotivo in cui sono passato da una relazione all’altra senza riuscire a provare niente, nella primavera di quest’anno ho incontrato una persona che mi ha scaldato e aperto il cuore, insegnandomi che potevo essere amato per quello che ero e che ero ancora in grado di amare.
A settembre, dopo l’ennesima visita inconcludente con la mia équipe medica in cui si decideva di prendere ancora del tempo prima di capire come intervenire, ho passato un momento particolarmente difficile in cui ho avuto davvero paura di non uscirne mai.
Questa è una paura che mi accompagna ogni giorno ma, in quel momento, questa paura mi ha invaso e mi ha fatto perdere la ragione. Una mattina mi sono seduto di fronte al pianoforte scordato di casa mia, ho iniziato a suonare e questa canzone è venuta fuori come se si fosse già scritta da sola dentro di me. Era una canzone di amore per la persona che avevo al mio fianco e di speranza che un giorno sarei riuscito a uscirne anche grazie all’amore di chi avevo intorno.
Anche se spesso le cose non vanno come vorremmo e oggi questa persona non è più al mio fianco, la musica ha permesso di rendere immortali determinate emozioni. Ho amato nel modo più sano che conoscessi. Ci ho provato. Il resto ha poca importanza.
Testo e musica: Giovanni Carnazza
Direttori artistici: Giovanni Carnazza, Gabriele Duregon
Pianoforte: Susanna Sallemi
Chitarra: Alessandro Rizzo
Violino: Eugenio Delli Veneri
Missaggio e Mastering: Gabriele Duregon
Videoclip
Direttori artistici: Giovanni Carnazza, Lucas Procopio
Protagonista femminile: Francesca Rossi
Protagonista maschile: Marco Calderara
Riprese: Marta Di Stasi (assistente: Arianna Vilbi) e Squaregram Production
Montaggio: Lucas Procopio
Color Correction: Squaregram Production