Fuori da venerdì 4 giugno su tutte le piattaforme Una corriera per Marte Sud, il nuovo singolo di Paco Sangrado che vede la produzione di Xgosh! e che anticipa i nuovi progetti per l’autunno.
Sulle note di un malinconico sintetizzatore e il costante ticchettio del tempo, l’artista scandisce le parole che, struggendosi con la melodia, creano un vagabondaggio emotivo fra mondi e realtà parallele.
L’arista descrive così il suo pezzo: “Una corriera per Marte Sud è la rappresentazione di un viaggio inter-dimensionale che vede lo smarrimento e il distacco fra l’essere umano e l’universo, il vuoto fra i satelliti, gli androidi e i venti solari.
Il brano esprime l’inadeguatezza dell’uomo dinanzi all’emotività scatenata da rapporti sociali tossici, mal compresi, indefiniti”
Come nasce la figura artistica di Paco Sangrado?
Nel 2013, con tante paranoie in testa e l’unico modo dal me adolescente che conoscevo per poterle sputare fuori nel modo più crudo e sincero possibile.
Nella provincia poi è ancora più tosto iniziare, è sempre l’amico dell’amico che magari ha un piccolo home studio nella propria cameretta con cui ti approcci per la prima volta a fare musica un pochino più seria del registrare delle demo con il telefonino.
Ma qui ci siamo passati più o meno un po’ tutti, forse adesso il trend sta cambiando e vedo sempre più gente tirare fuori la prima canzone spendendo un mare di soldi senza avere nemmeno un briciolo di contenuto.
Cosa c’è all’origine del tuo nome d’arte?
“Paco” è il diminutivo di Francisco. Quando avevo 12 anni andai in Spagna e i ragazzini locali con cui feci amicizia mi chiamavano così. “Sangrado”, invece, è la traduzione in spagnolo di “Bloody”, dai My Bloody Valentine, una delle mie band preferite.
Non ho pensato nemmeno troppo su al mio nome d’arte, in bocca suonava bene e quindi l’ho lasciato. Con il senno di poi forse avrei dovuto scegliere qualcos’altro, spesso la gente si aspetta di avere a che fare con qualcuno di origini spagnole o sudamericane o addirittura di star per ascoltare qualche canzone reggaeton, chissà in quanti ci son rimasti male.
Quanto sono importanti i social nella riuscita di un progetto musicale?
Ora come ora ti direi che vale il 100% del successo di un progetto, soprattutto nell’ultimo periodo di covid dove non c’è stata la possibilità di poter suonare in giro per farsi conoscere un minimo.
Ma in generale è molto apparenza, nonostante si parli sempre del non giudicare un libro dalla copertina, in realtà la gente guarda quella più fatiscente e se la porta a casa.
Difficile poi invertire un trend simile, ormai si vive online (non che ci sia qualcosa di sbagliato, non vorrei sembrare un nostalgico, anche perché anagraficamente parlando non mi si addice proprio).
C’è un artista con cui sogni di poter avviare una collaborazione?
Radical, Vasco Brondi e Luca Romagnoli.
Possono sembrare degli accostamenti non proprio consoni, soprattutto perché nel caso di Radical parliamo di un artista della scena rap/trap, che considero uno dei migliori della scena, poliedrico e mai banale, che propone una sua idea di musica senza badare alle regole di mercato o cavalcando delle mode, le mode vanno imposte, non seguite (p.s. gli mando un abbraccione).
Vasco Brondi invece insieme a Le Luci della centrale elettrica sono stati la colonna sonora di tantissimi adolescenti, ricordo quando andavo alle superiori (ma anche prima) che Tumblr era letteralmente invasa dalle loro parole, dalla loro musica.
Luca Romagnoli è riuscito a portare alle orecchie di tanti il suono punk in un periodo come il 2012, dove sembrava ormai morto il genere in Italia.
Qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
A settembre uscirà qualcosa di bellissimo che abbiamo già pronta in cantiere e aspetta solo di essere ascoltata da tutti.
Ci stiamo lavorando dal 2020, ci abbiamo messo cuore, sangue, anima, scazzi vari con la gente che ha lavorato al progetto, ed è tutto freschissimo buttandomi su suoni che erano lontanissimi da ciò che ho sempre pubblicato