JAMES AND THE BUTCHER
“2nd Plan”
Il terzo estratto da “Plastic Fantastic” è accompagnato da un video, girato dal collettivo Rocket Science, che “mette in scena un racconto misterioso, quasi misterico, di un viaggio di ricerca che abbiamo compiuto tutti centinaia di volte”
“Please come again, / with a second plan” cantano iJames and the Butcherin “2ndPlan“, nuovo singolo dal disco di debutto “Plastic Fantastic” uscito lo scorso ottobre per RNC Music / Self.
Il brano è accompagnato da un video girato dal collettivoRocket Sciencein un formato volutamente quadrato e oppressivo, nel quale una persona misteriosa – che potrebbe essere chiunque – cerca qualcosa con una lanterna in mano all’interno di un bosco costeggiato da un fiume, il tutto in un’atmosfera livida e notturna, fuori da ogni contesto temporale. La camera segue da dietro il percorso della luce e mostra come essa influenzi l’ambiente circostante, sino all’evocativo epilogo finale dove gradualmente il campo visivo si allarga.
“‘2ndPlan‘– spiega la band –è il piano di riserva, che sarebbe inutile attuare se non avesse fallito il primo. E’ una canzone che lascia scaturire un grido disperato di aiuto, la richiesta esplicita ad un ipotetico messia di tornare una seconda volta che diventa anche un messaggio di speranza. Nel video tutto questo viene tradotto nel racconto misterioso, quasi misterico, di un viaggio di ricerca che abbiamo compiuto tutti centinaia di volte“.
Dopo “The Invisible Boy” e “Loola-Bye“, “2ndPlan” è il terzo estratto da “Plastic Fantastic“, primo lavoro sulla lunga distanza della band formata daJames Dini(voce e chitarra),Giorgio Corna(batteria e pad) ethe Butcher, ovvero Il Macellaio, personaggio mascherato, di cui non si conosce l’identità, che si occupa di pianoforte, synth ed elettronica.
IJames and the Butchersono una band italiana che non diresti mai essere tale – e difatti nel loro curriculum riportano un’apertura agli Awolnation e concerti in UK, Repubblica Ceca e Ucraina.
Un suono e un approccio al songwriting decisamente internazionali, una cura dei dettagli e dell’esecuzione tanto lontana da certe sciatterie dell’indie nostrano quanto dagli schematismi rock d’oltreconfine. E soprattutto una capacità di incastrare con sorprendente facilità i generi più disparati e le suggestioni più diverse, per ottenere un disco electro-rock che transita attraverso tanti mondi sonori (hip-hop, trip-hop, funk, alt-rock, musica da cinema etc.) che trasformano le tracce in ottovolanti vitaminici e spericolati dentro un luna park fantasmagorico.
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