Jukebox all’Idroscalo” è il titolo del primo disco diMarco De Annuntiisin uscita il prossimo 25 maggio perCinedelic Records. Un lavoro alimentato da un’epica stradaiola e citazionista, da una mitologia alcolica, drogata e tabagista – ma pure eretica, colta emaudit– che fa di questo cantautoredemodéun autentico outsider del tempo presente, in apparenza fuori tempo massimo, in realtàipertestualecome pochi, a partire dal titolo.
Spiega infatti lui che “Jukebox all’Idroscalo” nasce “dal‘Jukebox all’Idrogeno’ di Allen Ginsberg e dall’Idroscalo di Ostia, il luogo del massacro di Pasolini, ma anche quello in cui muoiono i protagonisti di ‘Amore tossico’ di Caligari. L’Idroscalo sta a Ostia come Ostia sta a Roma, come Roma sta a New York… è, simbolicamente e geograficamente, il luogo estremo, la periferia delle periferie delle periferie“.
De Annuntiis presenterà il nuovo discodomenica 20 maggioalB-FolkdiRoma(inizio ore 19, ingresso libero con tessera Enal al costo di 3 €).
R moscia da nobile decaduto, inflessione romana che si accentua nei passaggi più emotivi, la produzione di un altro personaggio obliquo comeLuigi Piergiovanni Rosybyndye la pubblicazione inevitabilmente in vinile: il tutto a sorreggere le dieci canzoni di un ragazzo di strada che la strada la conosce bene e ne canta i margini, ma senza tragedie, e la poeticità cruda, talvolta ripassata d’ironia.
La tracklist si apre con una riscrittura programmatica di un brano diSerge Gainsbourg(“Jukebox“, chitarra diJohnny Dal Basso), ad anticipare la magnifica “Come De André“, “non una canzone contro il cantautore genovese ma contro il ‘deandreismo’, lo svuotamento delle frange più estreme delle sue canzoni“, nella quale l’intelaiatura di citazioni da Faber e l’innesto nel ritornello di “Psycho Killer” deiTalking Headsspiegano al meglio tutto l’immaginario e il metodo De Annuntiis. Un dandy innamorato dei Sessanta, del beat, delle chitarre acidule a dodici corde deiByrdse soprattutto dei Farfisa e degli organi deiDoors, che fanno da ossatura agli arrangiamenti “sostituendo pad, sintetizzatori, archi, e tutti quei tappeti da cui volevo emanciparmi“.
“Sto male / male come un maiale / ed è sensazionale / la mia verticale / Sto male / ma mi sento speciale / quando bevo un cordiale / e torno normale” verseggia “Borderline“,anthemdisperato e vitale in coppia conIlenia Volpefra omaggi agli amici scomparsi (“Conigli dappertutto“) e richiami all'”Amore Tossico” diCaligariin un “Blues della Renault” da manuale – “non è una canzone autobiografica, nel senso che non ho mai rubato né automobili né altro e non sono mai stato un tossico di strada a tempo pieno. Tuttavia conoscendo quel mondo non potevo non restituirlo e cantarlo“.
“Jukebox all’Idroscalo” costruisce una galleria di personaggi e situazioni al limite, dove le citazioni irradiano suggestioni mai inutili. Così ad esempio “Shavette” richiama il rasoio che passa le vittime dei gialli diDario Argento(“nessuno ci crederà ma ho cominciato a canticchiarla proprio mentre mi radevo“) e il riff di “Enola Gay” degliOrchestral Manoeuvres in the Darkmuove la “Vita privata di Sherlock Holmes“, outsider per eccellenza fra intelligenza acuta e dipendenze.
In ogni tracciaMarco De Annuntiisprova a ricomporre un repertorio di biografie distrutte da opporre alla normalità e all’ordinario. Per lasciare a chi ascolta la vibrazione e il lucore di vite morse fino all’osso.
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