Nicolò Marangoni nasce a Noventa Vicentina nel 1999. Il suo percorso artistico ha inizio con lo studio della chitarra acustica e successivamente del pianoforte all’età di 14 anni.
Con questi due strumenti inizia così a scrivere le sue prime canzoni. Nel 2016 inizia la collaborazione con il produttore Simone d’Eusanio (noto turnista e arrangiatore per molti cantanti italiani) con cui cresce sia artisticamente che personalmente.
Partecipa a diversi concorsi e in questi anni ha tenuto molti concerti con un buon riscontro di pubblico e critica. Sempre nel 2016 partecipa alla scrittura del libro collettaneo “La mia prima volta con Fabrizio De Andrè”, con prefazione di Dori Ghezzi.
Attualmente sta lavorando su diversi brani in direzione di un primo album con lo studio Take Away, di Benji e Fede. Le canzoni per Nicolò sono una resistenza al disordine, uno sguardo profondo sulle cose e sulle situazioni di ogni giorno. Il progetto che presenta vuole unire il cantautorato della nostra tradizione con le sonorità pop più moderne.
In contemporanea al suo percorso artistico sta studiando “Scienze dello spettacolo” presso l’università di Padova, dove attualmente vive. Preceduto dal singolo “Flaubert” lo scorso ottobre, il nuovo brano di Nicolò Marangoni dal titolo “La tua stanza piena di fiori” è disponibile in digitale dal 27 novembre e in radio dal 4 dicembre.

Ecco cosa ci ha raccontato!
1. Ciao Nicolò, quando hai deciso che eri pronto per fare musica?
Ciao! Forse dal 2019 mi sono sentito pronto, sia con le canzoni sia con la vita che avevo vissuto.
2. Di cosa parla La tua stanza piena di fiori?
Parla del valore dei ricordi, che come fiori eterni vanno protetti, ricordati nella memoria dell’amore che ritorna sempre nello stesso modo, seppur con volti e voci diverse.
3. Come stai passando questo strano periodo di transizione?
E, se effettivamente può aver insegnato qualcosa, cosa può aver insegnato la pandemia agli artisti e agli addetti al settore dello spettacolo? Guarda questo periodo mi ha dato molto per una mia personale introspezione, soprattutto nella prima quarantena. Ora sto traendo i frutti di tutto quello che ho scritto e capito nella solitudine di quei giorni. Ci sta segnando a tutti questo periodo inevitabilmente, la cosa più importante da ricordare, secondo me, è che da periodi di grande crisi, come altri che ci sono stati nella storia, si rinasce con grandi opere d’arte e con grandi aperture mentali per prendere la vita che verrà in modo diverso, in modo più consapevole.
4. La tua routine?
La mia routine inizia con una grande tazza di caffè e prosegue con delle note di pianoforte, in cui mi sveglio e apprezzo il mattino. Solitamente dopo studio e verso il pomeriggio/sera mi ributto a capofitto a scrivere.
5. Da dove arrivano le tue vibes che derivano dal cantautorato classico? Sei influenzato dai tuoi ascolti?
I miei più grandi maestri sono Roberto Vecchioni, De andrè e Bob dylan. Per la seconda domanda diciamo che sono stato influenzato, ora cerco di seguire uno stile mio e quando riascolto quegli autori la cosa che mi tengo dentro è l’emozione nuda di quello che cantano, cercando anche io di esserne all’altezza.
6. Quando potremo ascoltare un tuo nuovo disco?
Non c’è ancora una data precisa, ma sicuramente sarà nel 2021.