Per il suo nuovo singolo, Dheli sceglie un titolo, una copertina e un immaginario volutamente provocanti. Lungi dall’essere un singolo “pornografico” o una mera trovata pubblicitaria.
City Porno ci sbatte il sesso in faccia ma lo usa per portare avanti una metafora della società contemporanea. In un mondo in cui per ogni attività dobbiamo essere sempre e compulsivamente connessi, è inevitabile venire bombardati dai messaggi, dalle foto e dai post che ci raccontano ogni dettaglio delle vite altrui pure quando non stiamo attivamente scrollando la home di un social (“mi faccio i cazzi tuoi anche se non voglio”, dice più schiettamente Dheli nel brano).
Così come inevitabile è il processo opposto, quello di sentirsi sempre in mostra, mettersi a nudo di fronte a occhi che giudicano e ai quali non si possono dare spiegazioni, massimamente rappresentato dal funzionamento algoritmico di un social come Instagram.

1. Come ti immagini la tua City Porno?
La city porno che mi immagino è esattamente come l’ho descritta nel brano, ovvero un posto poco normale dove nessuno ha addosso un vestito. Un posto dove siamo completamente messi a nudo e di conseguenza dove siamo costretti ad accettare le cose per come sono realmente.
Basta finzione; m’immagino un posto dove la perfezione non è più una cosa oggettiva ma diventa un obiettivo e un limite soggettivo. Dobbiamo ritornare ad apprezzare un po’ la naturalezza delle cose, per quanto possano risultare imperfette.
2. Come descriveresti il future vintage a chi non ne ha mai sentito parlare?
Il future vintage è l’unione del “me” punk e del “me” dance. Non mi sono mai dato regole nel creare. E nel mischiare questi due generi, è venuta fuori una cosa fighissima: il future vintage.
3. Chi è Gabriele Deliperi e chi è Dheli, e chi ha la meglio quando litigate?
In realtà non mi piace separare le due persone, perché per me essere Dheli vuol dire rimanere fedele ai miei ideali e a quello che sono.
Molto spesso si pensa che essere artista significhi avere due personalità per reggere il gioco, ma io rimarrò me stesso sempre. Io sono dell’idea che essere diversi dagli altri significhi non fare del male a qualcuno che te ne ha fatto, nonostante tu ne abbia l’opportunità. Questo è il mio modo di pensare.
4. Qual è il tuo rapporto con il sesso, inteso come immaginario sociale?
Per molti è ancora un argomento tabù: c’è imbarazzo e vergogna. Per me è un argomento normalissimo da affrontare e di cui parlare; per questo ho deciso di metterlo al centro del mio brano. Proprio per questa scelta sono sicuro che riceverò un sacco di critiche, ma sono pronto ad affrontarle nel migliore dei modi.
Da qui anche il nome City Porno, in cui dal gioco di parole “city/siti”, si vuole far intendere il sito porno in cui tutti, di nascosto, si rifugiano quando… insomma, avete capito. C’è ancora troppa vergogna, quando è assolutamente normale parlare di queste cose.
5. Sei mai stato ad Amsterdam? Com’è? Può essere una City Porno?
Potrà sembrare assurdo ma no, non sono mai stato ad Amsterdam. L’idea di “city porno” nasce da un immaginario collettivo che come dicevo è quello del “sito porno”, e quale quartiere migliore del quartiere a luci rosse poteva rappresentare il mio singolo e il concetto che ci sta dietro?
6. E adesso cosa succederà?
Adesso è il momento di far entrare le persone in City Porno e spero si possano godere questo viaggio, perché ho appena iniziato!