Ciao ragazzi e benvenuti su ItaliaRock. Innanzitutto come state ?
Salve, grazie per l’invito. In questo momento siamo entusiasti per il nostro album appena uscito e per il tour ormai imminente, che stiamo aspettando da un anno ormai.
Prima curiosità, come mai questo nome alla band e da dove nasce ?
Il nome della band è tratto dal personaggio di un videogioco, Undertale, che narra la storia di un bambino caduto sottoterra nel regno dei mostri. Nel gioco, Napstablook è un fantasmino che vive nella sua stanza e compone musica elettronica.
Pensando al nome e al logo della band, l’idea era quella di rappresentare un soggetto umano, con una figura non umana. Abbiamo pensato a una marionetta, un’ombra, un manichino… Poi l’idea di questo fantasmino stilizzato, a cui abbiamo cambiato metà del nome per formare NapstaMind. La testa del manichino da crash test sarebbe poi diventato il nostro logo.
Nei brani preferite la lingua italiana (quasi insolito per il genere), una scelta dettata da cosa ?
La scelta della lingua italiana è stata piuttosto naturale. Non ci siamo posti il problema di comporre in inglese perché la nostra lingua è molto ricca di significati e ovviamente è comunque più facile per noi esprimere una certa condizione in un testo italiano che non in inglese.
Ognuno di noi scrive i propri testi e canta le proprie canzoni, in alcuni brani alterniamo le voci tra strofa e ritornello, in altri facciamo le armonizzazioni.
Di cosa parlano i vostri brani e cosa raccontano a chi ascolta ?
I nostri brani sono per lo più ispirati da esperienze personali o da condizioni emotive, che raccontiamo cercando di lasciare spazio alla libera interpretazione. Il nostro obiettivo è quello di suscitare l’animo dell’ascoltatore, usando la musica per stimolare immagini, pensieri, emozioni, ricordi…
Seguiti dalla scuola “Saint Louis College of Music” credete sia un motivo in più a far meglio ?
Il supporto del Saint Louis è qualcosa per cui siamo molto grati, che ci ha spinto a fare del nostro meglio come gruppo musicale e ci ha permesso di candidare il nostro progetto al programma “Per Chi Crea”. Non possiamo fare a meno di ringraziare personalmente Alessandro Peana, che ci ha accompagnato in tutte le fasi di realizzazione di questo progetto.
“Maybe” unica con titolo inglese, ma sempre testo in italiano; cosa c’è dietro questo brano ?
“Maybee” è un brano particolare. L’abbiamo composto in due, massimo tre sessioni di prove, nell’arco di quindici giorni. Prende ispirazione dal dramma familiare di Lorenzo, basso e voce della band, che il 2 marzo 2024 ha perso la madre, traduttrice ed enigmista, per un male improvviso.
Meno di venti giorni dopo, il 21 marzo, eravamo in studio per registrare “Nel Giardino a Vapore” “Maybee” era il nome da enigmista di Cristina, la madre di Lorenzo, e il ritornello della canzone ha un significato nascosto per commemorare questa sua grande passione.
La maggior parte dei vostri brani, vanno oltre i 4 minuti, aspetto non da poco in questo periodo di produzione. Avete necessità di raccontarli al meglio i vostri singoli ?
Non ci siamo veramente preoccupati della durata dei brani. Per la musica che siamo abituati ad ascoltare, 4 minuti non sono sufficienti per definire “lunga” una canzone. Ogni brano ha una durata che è giusta per sé, e quando c’è una buona intesa tra i membri del gruppo, a volte i pezzi si compongono da soli, e trovano il finale giusto al momento giusto.
Dal prossimo tour, che vi accingete a fare negli USA, quali sono le vostre aspettative ?
Ci sembra ancora difficile da credere. Infatti aspettiamo di atterrare a New York prima di dire qualsiasi cosa, ma sappiamo che sarà una grande opportunità, e non vediamo l’ora di conoscere il panorama artistico e musicale degli Stati Uniti.