“La grande notte” è l’esordio discografico dello scrittore, autore e chitarrista fiorentino Michele Mingrone. Il chitarrista degli Scaramouche ha realizzato un album con 11 canzoni tra rock, western e folk. Un “cantautorato immaginario” con testi tra il sarcasmo e l’accusa sociale.
Nella copertina di Valentina Mincolelli e Martina Forni è rappresenta una figura bendata, forse la giustizia, che urla mentre viene colpita da un forte raggio di luce.
Un album che va ascoltato più volte, per capirne il senso dei testi, con una musica cha va dalla “orientaleggiante” Babilonia e La peste scarlatta alla blues Jolene, adattamento del celebre brano di Dolly Parton, che chiude l’album in leggerezza.
Un vero e proprio viaggio sonoro che trova gli apici nei singoli “Figli del grano”, omaggio al racconto di Stephen King, “In cammino” e “Ombre dal mare (la tempesta perfetta)” scritte insieme al compagno di viaggio Michele Lombardi, e la più leggera “Castiglioncello”.
Troviamo anche un omaggio al regista Elio Petri, narratore supremo dell’Italia degli anni ‘70.
11 brani dove Mingrone non si è risparmiato nell’adattare i suoi testi ai diversi brani che sono usciti fuori di getto, come racconta l’artista, prodotto in pochi giorni.
La produzione artistica è di Don Antonio Gramentieri mentre hanno partecipato numerosi musicisti tra cui Michele Lombardi (Scaramouche), Elisa Barducci, Caterina Scardillo, Sara Vettori (Auge), Diego Sapignoli (Sacri Cuori), Francesco Fry Moneti (Modena City Ramblers), Fabio Pocci (Phomea).
TRACKLIST: 01. Poteva essere più semplice; 02. Figli del grano; 03. In cammino; 04. Babilonia; 05. Ombra dal mare (la tempesta perfetta); 06. Palazzo di vetro; 07. Castiglioncello; 08. Periferia; 09. La peste scarlatta; 10. Lunga è la notte; 11. Chi illumina la grande notte; 12 . Jolene. Contatti / https://bit.ly/IGMingrone https://bit.ly/FB_Mingrone

CANZONE PER CANZONE RACCONTATE DALL’AUTORE.
POTEVA ESSERE PIÙ SEMPLICE
Faccio parte di una generazione fiduciosa nel progresso. Ci avevano detto che avremmo vissuto in pace, che la tecnologia avrebbe eliminato le ingiustizie, che tutti avremmo lavorato meno e guadagnato di più. Ok, è andato tutto bene. No?
FIGLI DEL GRANO
L’omaggio al racconto di Stephen King è esplicito. Meno esplicita, ma presente, la sensazione che si stia tornando a un mondo in cui ci uccideremo a vicenda per propiziare un buon raccolto. Bella la tecnologia, ma senza pane non si va avanti. Ok, boomer.
IN CAMMINO
Una ballata western, classicamente “on the road”, in cui il protagonista perde e ricerca la persona amata, benché sappia benissimo che è, al tempo stesso, benedizione e maledizione. Resta in sospeso la domanda se il narratore sia morto, sia un fantasma, o ne stia inseguendo uno.
BABILONIA
La prima canzone che ho scritto per questo lavoro. Parla del declino dell’Occidente, della fine dei punti fermi, di ogni possibile religione e certezza. La corona di spine cristiana si avvia a diventare come i giardini pensili di Babilonia: roba destinata a essere coperta dalla polvere della storia. Che sia un bene o un male, non sta a me dirlo.
OMBRE DAL MARE (LA TEMPESTA PERFETTA)
Da sempre, abbiamo affrontato il mare alla ricerca di una nuova possibiità. Da sempre, i marinai sono partiti, spesso non tornando mai più. Da sempre, le loro compagne li hanno aspettati, scrutando l’orizzonte, spesso invano. I balenieri di Melville, come i pescatori di Aci Trezza, raccontano tutti la stessa storia di povertà, attesa, speranza e paura.
PALAZZO DI VETRO
Una vecchia massima del poker dice: se dopo pochi minuti non capisci chi sia il pollo, vuol dire che sei tu. In questo mondo di consumatori, social-addicted, tigri da tastiera, è evidente che i polli siamo noi. Noi che guardiamo con gioia un salvaschermo, convincendoci che sia il cielo.
CASTIGLIONCELLO
Un piccolo borgo sul mare, che ti offre un dono prezioso: restare uguale a se stesso. In un mondo che cambia velocissimo, tornare lì significa ritrovare tutto com’era prima. Confortante, seducente. Un luogo dove invecchiare, confortati dal rumore del mare. Sullo sfondo, un po’ di malinconia.
PERIFERIA
Che bello, vivere in provincia. Niente confusione, tutto a due passi: il centro commerciale, la natura, il bosco… Allora, perché spesso la cronaca nera racconta atrocità commesse in piccoli, idilliaci, borghi di periferia? Forse perché tutto è più nitido, qui: l’amore, l’odio, la gioia, l’orrore.
LA PESTE SCARLATTA
In questa canzone parto da un romanzo di Jack London del 1912, arrivando alla recente pandemia. Credo che la principale vittima di questi due anni sia stata l’empatia. Una cosa da niente… la colonna su cui si basa il nostro pensarci civili. Era giusto sacrificarla per il supremo bene collettivo? Si poteva fare di meglio? Non ho risposte, ma solo una domanda gigantesca.
LUNGA È LA NOTTE
Il testo è una breve poesia di Peppino Impastato. La suggestione della “notte infinita” mi ha colpito, facendomi pensare al suo sconforto nel vedere quanto fosse immerso nel buio il suo mondo, contaminato dalla cancrena mafiosa. Mi è sembrata l’inevitabile introduzione al pezzo successivo.
CHI ILLUMINA LA GRANDE NOTTE?
Il titolo rende omaggio all’ultimo film (mai realizzato) da Elio Petri, narratore supremo dell’Italia degli anni ‘70. Nella mia versione, diventa una domanda: chi accenderà una luce sui crimini non risolti di questo paese? Crimini che gettano ancora i loro tentacoli tenebrosi sull’Italia di oggi, molto più di quanto non vorremmo. Le bare non si sono ancora chiuse, attendono giustizia.
JOLENE
Volevo sfidarmi a tradurre una canzone in inglese, cercando di renderla nel modo migliore possibile. Ho scelto questa canzone di Dolly Parton perché la trovo a suo modo terrificante. La voce narrante si umilia, pregando la “femme fatale” del caso di togliere il disturbo: in sua presenza, lei non avrebbe alcuna possibilità di tenere con sé l’uomo che ama. Ho vissuto, mutatis mutandis, la stessa situazione, così il pezzo mi ha toccato particolarmente.